Avvistamenti 2003

locandina

cineclubcanudo

presenta

Avvistamenti 03

II rassegna del video d’autore

27 – 28 dicembre 2003

Teatro Garibaldi, Bisceglie

Inizio proiezioni: ore 20.00

INGRESSO LIBERO

Organizzazione

Circolo del cinema Ricciotto Canudo

In collaborazione con

Unione Italiana Circoli del Cinema

Con il patrocinio di

Presidenza della G.R. – Settore Attività Culturali, Comune di Bisceglie

Ideazione, organizzazione e direzione artistica

Daniela Di Niso, Antonio Musci

A cura di

Antonio Trimani

 

Vigiliae Video

Il Circolo del Cinema Ricciotto Canudo, che ha sede a Bisceglie, presenta la seconda edizione di Avvistamenti, la rassegna del video d’autore che avrà luogo il 27 e 28 dicembre 2003 alle ore 20.00 presso il Teatro Garibaldi di Bisceglie. L’evento sarà realizzato in collaborazione con l’UICC (Unione Italiana Circoli del Cinema) e con il patrocinio del Comune di Bisceglie e della Presidenza della G.R.- Settore Attività Culturali. L’organizzazione dell’evento è affidata ad Antonio Musci e Daniela Di Niso, mentre la direzione artistica è a cura del videomaker Antonio Trimani. “Vigiliae”, letteralmente “sentinella”, “vedetta”, è l’antico nome di Bisceglie, il cui significato si riferisce alla sua originaria vocazione all’avvistamento, data la strategica collocazione sul mare. Avvistamenti è appunto il titolo della manifestazione organizzata dal Cineclub Canudo che fa tesoro di questa storica vocazione della città e che si propone di intercettare e verificare poetiche, procedimenti, valori estetici e vitalità della ricerca espressiva legata al video d’autore.

Informazioni

Circolo del Cinema Ricciotto Canudo

Tel. 340.6131760 – 340. 2215793

E-mail: info@cineclubcanudo.it

 

Video on the road

di Antonio Musci

“Vigiliae”, letteralmente “sentinella”, “vedetta”, è l’antico nome di Bisceglie, il cui significato si riferisce alla sua originaria vocazione all’avvistamento, data la strategica collocazione sul mare. Avvistamenti è appunto il titolo della manifestazione organizzata dal Cineclub Canudo in collaborazione con l’UICC (Unione Italiana Circoli del Cinema) che fa tesoro di questa storica vocazione della città e che si propone di intercettare e verificare poetiche, procedimenti, valori estetici e vitalità della ricerca espressiva legata al video d’autore. L’ambizioso obiettivo di questa seconda edizione di Avvistamenti è far conoscere e diffondere un’arte, il video, purtroppo ancora poco conosciuta o relegata nei musei e nelle gallerie, fruibile da una ristretta nicchia spesso per volontà degli stessi artisti, molti dei quali legati ad una concezione elitaria dell’arte. A partire dagli anni ’70 in molti hanno cominciato a interrogarsi sulla possibilità di portare l’arte fuori dai musei, per strada ad esempio. Ecco, se dovessi sintetizzare in poche parole l’intento di Avvistamenti, direi che è quello di “instradare” il video facendolo deviare dai percorsi obbligati, di farlo convivere con la quotidianità, privandolo di quell’aura di straordinario che assume nei luoghi deputati alla fruizione/consumo dell’arte contemporanea. In tal senso c’è molto lavoro da fare ancora: abbiamo potuto constatare ad un anno esatto dalla prima fortunata edizione di Avvistamenti, che si è svolta nella Chiesa di Santa Margherita, quanto poco diffusa sia la conoscenza del video tra la gente che di solito tende a confonderlo con il cinema. Pur condividendone molti aspetti, il video ha una sua specificità, ha codici e linguaggio profondamente diversi dal cinema, perciò quest’anno ci premeva esplorare quella zona liminare tra video ed altri media come il cinema appunto o la TV, per farne emergere in modo chiaro affinità e differenze. Il video permette ai giovani artisti di esprimersi con maggiore libertà, non essendo imbrigliato dall’ingerenza del tradizionale apparato produttivo televisivo e dalla pervasiva logica di mercato che lo sostiene e che penalizza proprio gli artisti più innovativi. Il problema resta oggi quello di una collocazione tutt’altro che facile del video nel panorama culturale contemporaneo.
Television Laboratory

di Antonio Trimani

La seconda edizione della rassegna video Avvistamenti si propone di intercettare e verificare poetiche, procedimenti, valori estetici e vitalità della ricerca espressiva legata al video d’autore. Essa si caratterizza per la centralità della contaminazione tra video e televisione e presenta opere i cui autori sono da considerare tra i più significativi esponenti dell’arte video. L’obiettivo è promuoverne la conoscenza attraverso la circolazione di opere spesso inedite nel panorama nazionale che offrano spunti di riflessione e dibattito in linea con il tema di quest’anno, ovvero la contaminazione tra i diversi media. Gli autori che proponiamo hanno tentato di impossessarsi della televisione per trasformarla, mostrando come sarebbe potuta diventare la TV, quello che avremmo potuto vedere e non abbiamo visto. Il tema della rassegna è quanto mai urgente nell’universo culturale contemporaneo, in quanto l’avvento delle nuove tecnologie digitali e l’affrancamento dagli alti costi di produzione hanno ridato nuovo impulso alla voglia di sperimentare di artisti capaci di proporre programmi/opere che possano “invadere” i palinsesti televisivi. L’arte video ha sviluppato un’attitudine particolare a presentarsi come un universo alternativo fin dalla Galleria televisiva di Gerry Schum, di fine anni Sessanta, alle sperimentazioni degli anni Ottanta come i laboratori sperimentali della WGBH di Boston e il WNET di New York fino alla collaborazione di Peter Greenaway con Channel Four. Purtroppo questi esperimenti sono rimasti solo dei casi isolati, benchè i canali tematici come Arté e i nuovi canali dedicati all’arte, come BBC 4, RAI Sat Arte, abbiano aperto nuove prospettive per gli spettatori più esigenti, ma spesso i loro programmi sono legati a logiche di mercato. Il fenomeno più interessante attualmente in piena attività è quello delle Local TV, chiamate in Italia Telestreet, un fenomeno che potrebbe rivoluzionare il sistema televisivo. Potrebbe accadere quello che Nam June Paik prefigurava nella primissima parte di Global Groove: “si getta uno sguardo sul paesaggio video di domani, quando saremo in grado di sintonizzarci su qualsiasi stazione televisiva esistente sulla terra, e la guida ai programmi televisivi sarà grande quanto l’elenco telefonico di Manhattan”.

 

27 DICEMBRE

MADE IN USA 

La compilation è composta da un video di Peter Callas, Neo Geo: an american Purchase, seguito da Home Less di Paul Garren e alcuni brani di video di Nam Jume Paik tra i quali Good Morning Mister Orwell. Segue CASCADE/Vertical Landscape realizzato dalla MICA-TV in collaborazione con Dan Graham e Dike Blair e si conclude con estratti da The Roman Variations di Michel Auder. Il programma è inframmezzato da una annunciatrice di eccezione come Laurie Anderson, che con i suoi Personal Service Announcement fa il verso alle serie e composte “signore buonasera” televisive.

Neo Geo: An American Purchase, Peter Callas (9’, 1989)

Realizzato durante la lunga permanenza a New York, Neo Geo è un lucido ritratto della cultura americana contemporanea, che assembla i frammenti dell’immaginario dell’autore. La visione “dark” della memoria culturale è espressa da Callas con simboli di violenza, mentre gli stereotipi americani sono processati con immagini da incubo. Il tutto è disegnato e rimontato con il Fairlight CVI (computer di grafica 3D). Questo dinamico e iperattivo vortice di immagini assume un nuovo significato, un intricato linguaggio che esprime una forte identità culturale.

Home(less) Is Where the Revolution Is, Paul Garrin (4’,1990)

Il video si apre con immagini di edifici in fiamme e gente senza casa, costretta a vivere per le strade e nei parchi di New York, che affronta la polizia. Si tratta di un collage di scene girate in Super 8 nelle strade del Lower East Side di New York e composte utilizzando il Quantel Henry (sistema di montaggio non lineare).

CASCADE/Vertical Landscapes, MICA-TV in collaborazione con Dan Graham e Dike Blair (6’30’’, 1988)

Realizzato dalla MICA –TV in collaborazione con gli artisti Dike Blair e Dan Graham e il musicista compositore Marclay. CASCADE/Vertical Landscapes è un inno all’architettura urbana e suburbana. Il video è realizzato montando una serie di movimenti verticali della telecamera e diverse stratificazioni di immagini. Questo continuo flusso di immagini è una celebrazione e nello stesso tempo una critica al paesaggio americano contemporaneo.

The Roman Variations, Michel Auder (50’04’’, 1991)

Un video-diario di una giornata trascorsa a Roma. Auder propone un racconto sulla vita di ogni giorno. Dal particolare all’universale cogliendo dei dettagli del quotidiano, il viaggio del video artista rivela una visione poetica della realtà.

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Death Valley Days, Gorilla Tapes (19’55’’, 1985)

I Gorilla Tapes sono un collettivo britannico composto dagli artisti Jon Dovey, Gavin Hodge e Tim Morrison, che a metà anni Ottanta attingeva ai vari programmi televisivi attraverso la tecnica dello scratch video (una tecnica che prende l’avvio dalla rivoluzione del campionamento e rimescolamento dei suoni nata nel corso degli anni Settanta nel Bronx, con l’Hip Hop), per decostruire ironicamente le icone mediatiche e politiche attraverso ripetizioni, rallentamenti e sovrapposizioni delle immagini televisive

 

28 DICEMBRE

Global Groove, Nam June Paik e John Godfrey (28’30’’, 1973)

“Si getta uno sguardo sul paesaggio video di domani, quando saremo in grado di sintonizzarci su qualsiasi stazione televisiva esistente sulla terra, e la guida ai programmi televisivi sarà grossa quanto l’elenco telefonico di Manhattan”. Così inizia Global Groove, un’opera fondamentale nella storia della video arte. Questo manifesto radicale sulla comunicazione globale in un mondo saturato dai media si realizza in un collage elettronico frenetico, un pastiche di immagini e suoni che sovverte il linguaggio televisivo. Con uno spirito visivo surreale e una sensibilità neo-dada un po’ grottesca, Paik elabora un miscuglio emblematico di elementi multiculturali, immagini del mondo dell’arte e iconografia pop. Le pubblicità della Pepsi provenienti dalla televisione giapponese si sovrappongono alle performance di artisti dell’avanguardia, John Cage, Merce Cunningham, Allen Ginsberg e il Living Theatre, mentre i danzatori si muovono in uno spazio sintetico e colorato. Nel suo contenuto post-moderno, nella forma e nelle strategie concettuali, Global Groove ha esercitato una profonda influenza sul video, sulla televisione e sull’arte contemporanea.

Bilder ohne Worte (Immagini senza parole), Alexander Kluge (24’, 1989)

Trasmesso il 13/3/1989 su RTL Plus è un “programma di varietà” composto da sedici parti (video musicali, opere d’arte elettroniche, otto caleidoscopi musicali) e inframmezzato dal cortometraggio Tod einer Ratte (Morte di un Topo).

 

WILLIAM KENTRIDGE

Johannesburg 2nd Greatest City after Paris (16mm, video transfer, 3’11’’, 1989)

Primo film animato della serie Drawings for Projections, un ciclo di animazioni che introduce due personaggi d’invenzione che si muovono sullo sfondo di Johannesburg tra gli anni Ottanta e Novanta. Soho Eckstein è un freddo promotore immobiliare bianco attento solo ai suoi affari. Il suo alter ego, personaggio più positivo, è Felix Teitelbaum. I due compaiono su un terreno sfruttato, un paesaggio estremamente arido. Accanto a loro, nell’ufficio di Eckstein, file di minatori africani senza volto scorrono finché nel finale Felix scopre diverse delle loro teste mozzate. La scena riporta alla mente un’esperienza vissuta dall’artista quando, in tenera età, si imbatte in violente foto di massacri, a disposizione del padre avvocato. Con quest’opera, dal titolo ironico, Kentridge denuncia lo sfruttamento in Sudafrica, riflette sul colonialismo e sul capitalismo e allude a politiche disumane presenti ben oltre i confini africani nel mondo occidentale.

Monument (16mm, video transfer, 3’11’’, 1990)

Secondo film animato della serie Drawings for Projections che costituiscono il cuore dell’elaborazione artistica di Kentridge, estesa anche alle scenografie teatrali: sono film animati e muti realizzati a partire da disegni a carboncino e inaugurati alla fine degli anni Ottanta. 

Mine (16mm, video transfer, 5’50’’, 1991)

Terzo film animato della serie Drawings for Projections, in cui Kentridge traccia un parallelo tra lo sfruttamento delle risorse naturali della terra e l’eredità coloniale dell’abuso e dell’ingiustizia del lavoro umano. Ogni disegno nel film presenta una singola scena, che Kentridge altera continuamente attraverso un processo di cancellazione e ridisegno, fotografando ogni fase del loro sviluppo per creare “movimento” nel film. Quest’opera introduce il claustrofobico “mondo inferiore” – il bunker nascosto e isolato – dei minatori (in contrapposizione al “mondo superiore” di comfort e lusso del magnate minerario Soho) all’inizio del film. In questo modo si pongono le basi per la netta contrapposizione di due diverse realtà socioeconomiche – un riferimento critico alla politica sudafricana pre-democrazia. Man mano che la narrazione si sviluppa, viene riproposta l’ambientazione del disegno. Questa volta un carro da miniera scarica il suo contenuto sulla figura a sinistra, cementandola al pavimento, cementando le sue braccia e lasciandolo indifeso e immobile: una resa toccante che è la scena finale di questo potente disegno. Il suo significato intrinseco è diretto e politicamente feroce.

Sobriety, Obesity & Growing Old (16mm, video transfer, 9’, 1991)

Quarto film animato della serie Drawings for Projections. È composto da venticinque disegni e presenta il Quartetto d’archi in fa, Opus 96 di Dvorak, musica corale del Sud Africa e l’aria M’appari da Martha di Friedrich von Flotow, cantata da Enrico Caruso. Riprende la narrazione e i temi iniziati nel primo film di Kentridge e segue lo sviluppo delle relazioni tra i suoi personaggi, Soho Eckstein, sua moglie e il suo amante, Felix Teitelbaum. Queste relazioni riflettono, metaforicamente, la mutevole situazione politica in Sud Africa al momento della realizzazione del film. Manifestazioni e marce in opposizione al regime dell’apartheid, insieme all’allentamento da parte del governo della maggior parte dei regolamenti e delle restrizioni dello stato di emergenza, hanno annunciato l’inizio di un cambiamento nella struttura di potere del paese (e nell’atteggiamento dei bianchi nei confronti dei diritti dei neri africani).

Felix in Exile (16mm, video transfer, 8’43’’, 1994)

Quinto film animato della serie Drawings for Projections, introduce un nuovo personaggio. Una donna africana, Nandi, avvia l’animazione disegnando il paesaggio africano ancora desolante e mostrando i corpi di alcune persone ferite, a terra. Felix, già presente nei precedenti lavori, si trova in esilio e da una camera segue la storia di Nandi. I due si incontrano attraverso lo specchio, grazie a un cannocchiale che li mette in contatto, finché la donna non viene colpita e si dissolve come gli altri corpi feriti. L’acqua invade allora lo spazio in cui si trova Felix, in allusione al pianto e al dolore, ma anche all’idea di una nuova rinascita. Kentridge pone la questione della memoria storica del passato coloniale e della ridefinizione di un’identità nazionale che si fondi sul ricordo piuttosto che sulla cancellazione.

Rai 3, TGR-Puglia (31 dicembre 2003)

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